mercoledì 20 giugno 2007

giovani e anziani

Oggi vorrei porre l'attenzione su due temi che sembrerebbero non avere in comune nulla ma che sono entrambi figli di mancate riforme da parte di un apparato politico inadeguato: le pensioni e la pubblica istruzione, in particolare l'università.
Riguardo le pensioni si deve fare un breve preambolo con alcuni dati e prospettive future: il nostro paese ha una delle medie europee più basse di fecondità e ciò vuol dire inevitabilmente, insieme anche all'allungamento della vita, che la popolazione vada incontro ad un progressivo invecchiamento, quindi che la popolazione attiva nel lavoro diminuirà sempre più mentre ad aumentare sarà quella parte per così dire passiva che godrà della pensione.
Dopo questo scenario che sembrerebbe quasi apocalittico si potrebbe quasi pensare che sia giusto ed inevitabile aumentare la soglia dell'età pensionabile o comunque aumentare gli anni di contributi. Ma chi ci ha fatto arrivare a questa situazione? Si deve davvero pensare che tutto ciò è stato fatto solo perchè i figli non nascono più come se fosse una scelta di noi comuni cittadini? La risposta non è questa: infatti nel corso degli anni della repubblica non ho mai visto una adeguata politica di sostentamento per le famiglie, soprattutto per quelle composte da giovani coppie e tutto ciò non può di certo favorire le nascite visto che nella maggior parte dei casi con un solo stipendio nella famiglia ci si pensa due volte prima di mettere al mondo una creatura per non poter poi garantire un futuro a questa e neppure a se stessi. Ho solo visto enormi sprechi che hanno portato il nostro debito pubblico sull'orlo del collasso e leggi scandalose che permettevano a chiunque di recarsi in farmacia e fare incette di medicinali, visto che si pagavano due lire o nella maggior parte dei casi venivano dati gratuitamente. Questo a lungo andare ha comportato enormi perdite nelle casse dello stato (ma qui sorge di nuovo l'interrogativo su cosa è realmente lo stato), che poi la classe dirigente dopo aver dimostrato la sua incompetenza ha deciso di far scontare a coloro che non avevano colpe, al volgo: d'altronde dal loro punto di vista non è sbagliato visto che lo stato per loro siamo tutti noi...evidentemente poi esiste un secondo stato composto dalla classe di potere che vive come parassita sulle nostre spalle.
Oggi dopo situazioni che hanno visto enormi sprechi e il crescere di un debito pubblico senza precedenti in Europa (neppure quello della Germania durante la prima guerra mondiale crebbe ad un ritmo tanto elevato) si porta il conto al volgo e gli si chiede di essere disponibile ad aumentare gli anni del suo lavoro, per poi come è giusto che sia dopo aver ricevuto risposta negativa dallo stesso volgo scaricare il problema o meglio spostarlo sul conflitto sociale: ma con ciò non si intende lo scontro che invece dovrebbe esserci tra classe dirigente e volgo, bensì tra giovani e anziani, di modo tale che aumentino le incomprensioni e facendo passare gli anziani come quelli che trascurano il bene dell'Italia senza pensare ai loro discendenti. Secondo voi è possibile che tutti i genitori che piano piano si avvicinano alla pensione non pensino ai loro figli e alle loro famiglie chiudendosi in un egoismo senza limiti? Non credo che tutti la pensino in questa maniera.
Si è giunti addirittura a tirare in ballo discorsi sull'avversione del volgo nei confronti dell'equità, equità sociale si intende; spero che molti di voi come me sian rimasti allibiti da simili parole e discorsi. La soluzione di tutto ciò dove la si trova? Anche questa sembrerebbe qualcosa di troppo semplice perchè non ci si renda conto di averla sotto mano, basterebbe tagliare tutte quelle spese superflue e tutti quei contributi che noi volgo dobbiamo sopportare a vantaggio della classe di potere: mentre si parla di innalzamento dell'età pensionabile è giusto o no che dal 1994 tutti i parlamentari eletti fino all'ultima legislatura, e quelli che sono stati rieletti in quelle successive, percepiscano a 60 anni una pensione baby?
Cioè bastano solo 5 anni di contributi per ottenere un vitalizio corrispondente ad una percentuale dell'indennità parlamentare lorda, da un minimo di 3000 euro. Ma se gli anni di contribuzione saranno superiori a 5 , per ogni anno di contribuzione in più, il vitalizio si otterrà un anno prima, quindi, a qualsiasi età. Notate bene che ho parlato di vitalizio e non di pensione, perché, chiamandolo vitalizio, la Corte Costituzionale nel 1994 ha reso legittimo il cumulo con altre pensioni e redditi ordinari. Tutto questo trattamento non sarà mai rimesso in discussione, perché la Costituzione non prevede interventi retroattivi, anche se il ministro Barucci nel 1992, sotto il governo Amato, ha tassato retrottivamente i conti correnti bancari di tutti noi.
E poi oggi veniamo a sentire il nostro ministro Amato che ci parla di sedare quei conflitti sociali tra fascie di età differenti e che non permettono di salvare il paese dal collasso economico. Ma quando è che inizieranno anche i finti politici a contribuire per il nostro paese? Bella domanda.
Passiamo al secondo argomento spinoso: l'università. Anche qui la classe di potere non fa altro che snocciolare dati su dati per evidenziare come il nostro sia uno degli ultimi paesi per numero di laureati, addirittura il 6% in meno della media europea. Sono tutti dati giusti che fanno vedere come questo sia un tasto dolente per l'Italia e che sicuramente rallenta la crescita economica e la specializzazione all'interno del mercato del lavoro (anche se poi può sorgere spontaneo il dubbio se conviene o meno specializzarsi in un determinato settore quando oramai san Precario è diventato il nostro protettore). Si dice che l'università è frequentata da sempre meno persone ma ci si chiede il perchè, non mi sembra. Come non mi sembra che si affronti il tema degli alti costi che comporta per una famiglia comune italiana il mandare il proprio figlio (se si è fortunati) oppure i propri figli all'università: non parlo di università private ma di università che vengono definite pubbliche e che poi però nelle tasse che si devono pagare sono tutt'altro che pubbliche. Chi può ovviamente cerca in tutti i modi di proporre un futuro ai propri figli mandandoli all'università pagando cifre astronomiche ma poi non si capisce questi soldi che dovrebbero essere destinati a migliorare le strutture e i servizi universitari dove vadano. Sicuramente non nell'ambito dei finanziamenti per i dottorati di ricerca visto che gli italiani sono i primi per emigrazione forzata verso dottorati ed ambiti di ricerca che possono offrire loro più possibilità di quelli italiani.
Oramai ci si è rassegnati all'idea che questi siano dei problemi strutturali ma non è affatto così. Per questo continuo a dire che serve dibattere tutti assieme su queste tematiche e trovare soluzioni comuni e soprattutto iniziare a far sentire la nostra voce, la voce del volgo a coloro che dicono di rappresentarci per fargli capire che è giunta l'ora di una vera rappresentazione, unico vero obiettivo che possiamo perseguire per il futuro dell'Italia, per il futuro di tutti noi. Solo noi siamo gli artefici del nostro destino.
Voce del Volgo

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